martedì 31 gennaio 2012

Verticale di Barolo "Ciabot Mentin Ginestra"

Enoteca “La Botte”, Casagiove (CE) – 3 Novembre 2011


Il Nebbiolo deve il suo nome secondo alcuni alla nebbia che avvolge i grappoli in autunno, nel periodo della vendemmia (si tratta, infatti, di un vitigno a maturazione tardiva), secondo altri alla sostanza biancastra che ricopre gli acini (la pruina, che li fa sembrare ricoperti di nebbia).
Ad ogni modo si tratta di un vitigno difficile, che si adatta a ben pochi territori e che trova nelle Langhe la sua zona d’elezione, dove declinandosi in Barolo dà i risultati migliori.

Quando ci è stato presentato, mi aspettavo di trovare un ricco piemontese, produttore di uno dei più grandi vini d’Italia, invece, Domenico Clerico si è mostrato un uomo semplice e dalle poche parole, un “vigneron”, abituato a lavorare in vigna e a curare con amore le sue uve; le stesse uve che, dopo la vendemmia, porta in prima persona dal vigneto alla cantina, facendo ciò perché sono le sue uve e in cuor suo sa che nessuno ne avrà tanta cura quanto lui!

Abbiamo degustato quattro “Ciabot Mentin Ginestra”, vini di nuova concezione che maturano per 24 mesi in barrique; partendo dall’annata più recente del 2007, che si presentava ancora con i suoi tannini irruenti, siamo passati ai sentori mentolati delle annate 2005 e 2001, per giungere infine a quella del 1990, dove abbiamo riscontrato i mitici sentori del “goudron”.

Il resoconto della serata è ben espresso su “Luciano Pignataro WineBlog” al seguente link:

domenica 29 gennaio 2012

La Borgogna chiama...Giovanni Ascione risponde! I Bianchi

Enopanetteria “I Sapori della Tradizione”, Melito di Napoli – 19 Gennaio 2012


Alla fine di ogni incontro di degustazione cui ho avuto il piacere di partecipare, sono tornato a casa sentendomi arricchito, con la voglia di trascrivere subito le mie note di degustazione e cercare così di “immortalare” (almeno nella mia memoria informatica) quei vini bevuti; quest’incontro è andato diversamente, non perché i vini non mi siano piaciuti (anzi…), ma perché tornando a casa, ripensavo a una domanda, che mi era sorta vedendo le foto dei vigneti mostrate durante la serata, e cioè: “Quando possiamo dire di conoscere davvero un territorio, una regione, una nazione?”.
Ho scoperto dunque la vera magia del vino, cioè quella di poter farti vivere dei posti lontani anche diverse centinaia di miglia, senza neanche esserci mai stato; e quando un vino degustato riesce a esprimerti questo, ossia la territorialità, la cultura e le tradizioni che si celano dietro una bottiglia, allora siamo di fronte ad un capolavoro.

Di Chardonnay ne sono stati fatti a migliaia in diverse parti del mondo; è considerato, infatti, un vitigno internazionale; i produttori s’ispirano a un vino modello, quello di Borgogna, che Giovanni Ascione paragona al Partenone, relegando gli altri vini a templi neoclassici.

In questo incontro abbiamo cercato di fare un viaggio enologico, ponendo una lente d’ingrandimento sulla cartina enografica della Borgogna, passando dalla visione in “toto” della regione con un “Bourgogne Blanc”, abbiamo poi zoomato la nostra visuale su un “Village”; non contenti siamo discesi nei Premier Cru di Chassagne-Montrachet, spostando infine la nostra attenzione su un Grand Cru di “Corton-Chalemagne”, che nel nome porta il ricordo di chi per primo intuì le potenzialità di quel territorio.

Scopriamo ora le note di degustazione “accaparrate” durante la serata.


Bourgogne 2008
Domaine H. Germain et Fils
Giallo paglierino con riflessi dorati; al naso irrompe con sentori di frutta gialla matura, quasi sciroppata, note erbacee, poi mielate; in bocca è succoso, sapido, caldo e morbido.



Pernand-Vergelesses 2007
Vieilles Vignes
Maison Nicolas Potel
Giallo paglierino con riflessi dorati; al naso si esprime con delicate note minerali, fumé, erbe aromatiche, frutta gialla matura; in bocca presenta una sapidità d'impatto, che lascia poi il posto ad una buona acidità che si va a fondere con le sensazioni minerali.



Puligny-Montrachet - Les Folatières 2008
Premier Cru
Jean-Louis Chavy
Giallo paglierino carico con riflessi dorati; al naso si presenta con netti sentori minerali, frutta gialla matura ed esotica, note mielate, erbe aromatiche; in bocca è fresco ma, allo stesso tempo, rivela una buona sapidità.



Chassagne-Montrachet - Blanchots Dessus 2007
Premier Cru
Domaine Anglada Deleger
Giallo paglierino con riflessi dorati; al naso dà un piacevole accenno di note eteree con sentore di vernice rossa su legno (non so perché mi è venuta in mente l’interno di una cascina con delle doghe da poco verniciate), balsamico, minerale, poi subentrano note mielate con un sottofondo di frutta matura a polpa gialla ed erbe aromatiche; in bocca è fresco, sapido e soprattutto bevibilissimo.



Corton-Charlemagne 2008
Grand Cru
Vincent Girardin
Giallo paglierino con riflessi dorati; al naso si fondono sentori minerali, di affumicato, frutta gialla matura, erbe aromatiche, note mielate; in bocca è fresco, sapido, intenso. C'è tutto e tutto è espresso in maniera elegante, come in una sinfonia armonica, ove tutti i suoni sono ben fusi insieme e al tempo stesso ogni strumento è ben riconoscibile. Questo vino è una sorta di paradigma di chardonnay o chardonnay esemplare  (esempio cioè di ricchezza e  opulenza, coniugate a finezza ed eleganza) che tutti i produttori del mondo (non proprio francesi) hanno cercato di imitare.


Uno spunto di riflessione che mi ha dato questa serata è che: studiare i vini è come studiare un’opera d’arte; possiamo conoscere ogni dettaglio degli affreschi della volta della Cappella Sistina, ma proveremo emozione solo quando andiamo là ad osservarla, ad assaporare l’aria che lì si respira; allo stesso modo possiamo conoscere ogni segreto di una bottiglia (produttore, vitigno, sistema di allevamento della vite e vinificazione, …), ma ci emozioneremo solo quando degustiamo il vino contenuto, assaporando i suoi aromi, magari in compagnia di buoni amici, come abbiamo fatto in quest’incontro.

P.S.: il riferimento alla Cappella Sistina non è mio ma tratto da un film di Robin Williams.

Le foto della serata sono presenti al seguente link del blog AIS Napoli:
http://www.aisnapoli.it/2012/01/21/la-borgogna-chiama-gionanni-ascione-risponde-i-bianchi/

La Borgogna chiama...Giovanni Ascione risponde! I Rossi


Il 13 dicembre 2011 ho partecipato a un seminario sui vini rossi di Borgogna organizzato dall’AIS Napoli presso l’Enopanetteria “I Sapori della Tradizione” in Melito di Napoli. C’era una grande attesa per l’evento sia per l’eccellenza dei vini proposti sia per la presenza di un relatore di “eccezione”, Giovanni Ascione.

Il Pinot Nero è un’uva difficile da coltivare e da vinificare, che pone a dura prova il produttore; la sua zona d’elezione è la Borgogna, in particolare la Cote d’Or, una regione magica, dove la composizione del terreno può cambiare radicalmente da metro a metro, e dove solo i produttori più tenaci riescono alla fine a ottenere dei risultati grandiosi.
In Borgogna non si trovano grandi “chateau” come in Bordeaux, ma piccoli vigneti, “domaine”, ed in alcuni vigneti possono anche convivere più proprietari di uno o più filari; questa frammentazione delle proprietà è stata frutto prima della Rivoluzione del 1789, che distribuì la terra ai contadini sottraendola ai nobili e al clero (a differenza di Bordeaux, dove i vigneti erano di proprietà inglese), poi del Codice Napoleonico, che decretò la distribuzione delle terre in eredità in modo uguale a tutti i figli, senza distinzione di sesso e di età.

Voglio riportare qui due spunti di riflessione che in particolar modo mi hanno colpito:
1) i vitigni danno il meglio di sé, a parità di altitudine, quando coltivati alle latitudini estreme (nel nostro caso verso nord), perché gli sbalzi termici tra giorno e notte ne arricchiscono le uve;
2) una delle differenze tra un Grand Cru e un Cru di livello inferiore sta nella composizione del terreno, in quanto un Grand Cru è potenzialmente in grado di cedere alle uve una maggiore quantità di estratti; ciò si traduce nel fatto che tra due vini, presenterà un colore più carico quello proveniente da un Grand Cru.

Ecco in breve i cinque vini degustati:


Bourgogne 2007
Cuvée Prestige
Domaine Philippe Charlopin-Parizot
Rosso rubino, un po' scarico; al naso si presenta con frutti a piccola bacca rossa macerati, viola passita, lievi sentori animali, poi predomina incontrastato un sentore di caffè ben tostato; in bocca è “rustico”, caldo, di spessore, i tannini sono abbastanza eleganti ed il finale è speziato con aromi di bocca di legno e caffè.



Pommard 2006
Vieilles Vignes
Domaine Joseph Voillot
Rosso rubino scarico, al naso è floreale con sentori di rosa e bouquet di altri fiori, speziato con sentori di spezie dolci come la cannella, delicato; mentre in bocca è sapido ed abbastanza fresco.



Volnay 1er Cru Les Fremiets 2005
Domaine Joseph Voillot
Ciò che poco svela al naso, lo mostra in bocca. Presenta al naso una chiara florealità che sfuma poi in delicate note di caffè; in bocca è fresco, deciso e intenso.



Nuit-Saint-Georges 1er Cru Le Clos des Corvées 1998
Monopole Domaine Prieuré Roch
Colore intenso, presenza di residui; al naso si presenta con note animali, humus, sottobosco, spezie, caffè (“il più balsamico dei cinque vini degustati”, come rileva Francesco De Paola, referente AIS Aversa); in bocca è tannico, quasi masticabile e con bell'aroma di bocca.



Chambertin Grand Cru Clos de Bèze 2006
Domaine Bart
Colore scuro; al naso sussurra sentori di frutti a piccola bacca rossa, humus, sottobosco, fiori; in bocca dispiega le sue ali (“tipico dei Grand Cru”, come spiega Ascione) con sapidità, freschezza, intensità e tannicità; nel complesso equilibrato ed armonico.

Le foto della serata sono presenti al seguente link del blog AIS Napoli:
http://www.aisnapoli.it/2012/01/04/rossi-di-borgogna-allenopanetteria-con-giovanni-ascione/

sabato 28 gennaio 2012

Il Romanzo del Vino


Titolo:            Il Romanzo del Vino
Autore:          Roberto Cipresso 
Editore:          Piemme

Il vino visto dalla parte di chi lo fa!
In questo caso l’Autore è, infatti, un enologo italiano di fama mondiale, che racconta come il vino sia frutto di splendidi “terroir” sapientemente lavorati dalla mano dell’uomo, tra speranze e soddisfazioni, sofferenze e delusioni.
Alla fine di questo libro non si può più fare a meno di vedere una bottiglia di vino con nuovo rispetto, in quanto elemento vivo e figlio della fatica di più persone.




Guida ai vitigni d'Italia


Titolo:            Guida ai vitigni d’Italia
Curatori:       Fabio Giavedoni, Maurizio Gily   
Editore:          Slow Food Editore

Vi sono catalogate oltre 600 vitigni autoctoni, di cui i principali sono descritti con una scheda che prende in considerazione la storia, la diffusione, le caratteristiche della pianta e dei vini che se ne ricavano.
Davvero un omaggio lodevole al patrimonio ampelografico italiano!



Il vino degli altri


Titolo:            Il vino degli altri
Autore:          Andrea Scanzi  
Editore:          Mondadori

Un altro bellissimo viaggio in compagnia di Scanzi, che questa volta ci porta in giro per il mondo, sempre con la sua innata capacità di incatenare il lettore alle pagine, alla scoperta dei vini degli Altri, partendo dai nostri cugini d’oltralpe fino alle meraviglie d’oltreoceano. 




Elogio dell'invecchiamento


Titolo:            Elogio dell’invecchiamento
Autore:          Andrea Scanzi  
Editore:          Mondadori


L’ho letto tutto di un fiato!
Davvero un libro da leggere per un eno-appassionato!
L’Autore, Sommelier e Degustatore Ufficiale AIS, con questo libro ricco di aneddoti e spunti di riflessione, ripercorre un po’ le tematiche dei tre livelli del corso di qualificazione professionale per Sommelier, attraverso un viaggio alla scoperta dei dieci migliori vini d’Italia.



Vino per Negati


Titolo:            Vino per Negati
Autore:           Ed McCarthy, Mary Ewing-Mulligan, Ilaria Santomanco   
Editore:          Mondadori

Si tratta di un piccolo manuale che porta con mano il lettore alla scoperta del mondo del vino, partendo dalla materia prima, cioè l’uva, fino al corretto abbinamento cibo-vino, descrivendo tecniche di vinificazione e metodologie di degustazione, nonché l’enografia italiana ed estera, il tutto in maniera facile e divertente!



martedì 24 gennaio 2012

Sagrantino di Montefalco DOCG Collepiano 2005 Arnaldo Caprai

Tipo di Vino:             Rosso
Classificazione:         Denominazione di Origine Controllata e Garantita
Uve:                           Sagrantino 100%
Vinificazione:            26-28 giorni di macerazione
Maturazione:            22 mesi in barrique.
Titolo alcol.:              14,5%
Fascia di prezzo:       25 euro
Giudizio Enoitaca:       4 anfore

Vitigno autoctono dell’Umbria, il Sagrantino deve il suo nome al fatto che il vino prodotto era consumato in occasione delle feste e delle liturgie sacre; tradizionalmente vinificato in versione passito, solo da pochi decenni viene prodotto in versione secca; il giusto apprezzamento riconosciuto al Sagrantino, lo si deve alla tenacia del produttore Caprai, il primo a credere nelle potenzialità di questo vitigno e a riuscire a limare i suoi potenti tannini (si tratta, infatti, di un vitigno ricchissimo in polifenoli).

Provai un calice di questo vino a Foligno, presso l’Osteria delle botti, in una insolita piovosa serata di inizio luglio 2011, con in abbinamento una superba tagliata di vitello ai funghi.

Di colore rosso cupo, impenetrabile; le lacrime scendono lente e pesanti formando archetti stretti, rivelando così una grande ricchezza di estratti ed un elevato titolo alcolometrico.
Al naso è avvolgente, intenso, con sentori di more di rovo e spezie, come vaniglia e cannella, compaiono poi sentori di liquirizia e note balsamiche.
In bocca si rivela strutturato, tannico e persistente, con bei ritorni speziati.

Sito web dell’azienda vitivinicola:   www.arnaldocaprai.it
Sito web del ristorante:   www.osteriadellebotti.it

Per chi è curioso di conoscere il decorso dell’intera serata, posto il link dell’articolo pubblicato sul giornale online di enogastronomia “Cronache di Gusto”:





Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...