sabato 12 ottobre 2013

Appunti di viticoltura: Cenni di storia e tecniche di diffusione della vite


Dalla “mezza luna” fertile del Medio Oriente, furono prima i Fenici e poi i Greci a diffondere la coltura della vite in tutto il bacino del Mediterraneo; in età imperiale, gli antichi Romani ne diffusero la coltura nel resto del continente europeo.


La vite è purtroppo soggetta ad alcune avversità che possono influire negativamente sulla produzione finale; queste avversità si possono così classificare:
- non parassitarie, il gelo invernale, le gelate primaverili, la grandine, la carenza e/o l’eccesso
  di minerali, siccità o eccesso idrico (asfissia radicale), erbicidi, ecc.;
- parassitarie, con malattie provocate da:
virus       (arricciamento, accartocciamento fogliare, suberosi corticale, legno riccio)
funghi     (peronospora, mal dell’esca, oidio)
animali   (ragnetti, tignole, fillossera, nematodi)


Alla fine del ‘800 le viti europee furono infestate dalla fillossera, insetto che vive a spese della vite succhiandole la linfa, proveniente dall’America e che portò alla distruzione di gran parte del vigneto europeo.
Per salvare le viti europee dalla scomparsa, si cominciò a reimpiantare le viti adottando la tecnica dell’innesto di “marza autoctona” europea (la marza è una porzione di un tralcio di un anno) o di una gemma (primordio di un nuovo asse vegetale, da cui possono avere origine foglie, rami e fiori) su radici di specie americana (portainnesto resistente alla fillossera); questa pratica è ancora in uso in tutte le regioni dove la fillossera imperversa.

     
Innesto a doppio spacco inglese e alla maiorchina

L’innesto è dato dall’unione di due pezzi di tralcio (uno dotato di almeno una gemma, l’altro dotato di apparato radicale); le tecniche di innesto più diffuse sono:
- a doppio spacco inglese (utilizzata nell’Italia del Centro/Nord): innesto realizzato al tavolo, ha il vantaggio di realizzare una precisissima unione dei due tralci;
- alla maiorchina (a gemma, utilizzato nell’Italia meridionale e insulare): realizzato direttamente nel vigneto, su un portainnesto già ben radicato.  


In alcune zone, che presentano caratteristiche tali da rendere difficile la vita alla fillossera (es. alta quota, terreni vulcanici, terreni sabbiosi), è ancora possibile piantare un vitigno senza ricorrere al portainnesto americano (tecnica per talea); in questo caso si parla di viti coltivate su “piede franco”.
La talea è un pezzo di tralcio di un anno dotato di almeno due gemme; piantato verticalmente nel terreno, emette dalla parte inferiore le radici e dalla parte superiore un germoglio.

Curiosità: in Cile barriere naturali, quali la Cordigliera delle Ande e il Pacifico, insieme al deserto dell’Atacama a nord e alla Terra del Fuoco a sud, proteggono il vigneto dalla fillossera, consentendo così alle viti di crescere su piede franco.


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