venerdì 9 ottobre 2015

L'Asprinio riassunto in 7 punti

La vendemmia dell'Asprinio (www.vinimagliulo.com)


"Ma l'incanto delle vigne, così drappeggiate a lunghi e altissimi e folti festoni da un pioppo all'altro! Immense pareti di verzura, tese verticalmente: che il sole, attraversandole, trasforma in vasti arazzi luminosi, dai meravigliosi frastagli indecifrabili. E le contorsioni, gli intrichi, i grovigli dei rami, nella loro vegetale, apparentemente immota, vitalità, nei loro complicati abbracci intorno ai fusti diritti dei pioppi, hanno qualche cosa di mostruoso ed animalesco." Così, nel suo libro "Vino al Vino", Mario Soldati descriveva le "alberate aversane", disegnate da viti centenarie di Asprinio, che negli anni '60 coprivano un vigneto che si estendeva su ben 16'000 ettari, ma che oggi arriva a ricoprirne poco meno di 200.

 

1. L'Asprinio è un vitigno a bacca bianca coltivato in passato in Campania già dagli Etruschi e diffuso nell'Agro Aversano; recenti studi di analisi molecolare lo vogliono un biotipo del Greco.

 

2. Si tratta di una varietà dalla spiccatissima acidità, da cui deriva appunto il nome. Gli acini,  così come anche i grappoli, sono piccoli e la loro maturazione avviene tra la fine di settembre e la prima decade di ottobre.

 

3. Nell’Agro Aversano, passeggiando sui terreni sabbiosi di origine vulcanica, è possibile imbattersi in viti a “piede franco” coltivate ad alberata, “maritate” al pioppo (reminiscenza degli impianti etruschi), che raggiungono anche i 20 metri di altezza e che impongono ai viticoltori equilibrismi incredibili, su altissime scale, per la raccolta delle uve.

 

4. Questo vitigno lo troviamo in purezza nella DOC Asprinio di Aversa, il cui territorio si estende su alcuni comuni tra le provincie di Napoli e di Caserta. Tale denominazione prevede sia la tipologia ferma sia la tipologia spumante; al riguardo, c'è da sapere che da sempre è stata sfruttata la sua naturale propensione a frizzare, tanto che in passato si pensava che l'Asprinio appartenesse alla famiglia dei Pinot e che fosse stato importato durante la dominazione francese di inizio Ottocento per la produzione di vini spumanti. Mi è capitato, inoltre, di assaggiarne un'interessante versione passito, non contemplata però nel disciplinare di produzione.

 

5. Dà un vino dai riflessi verdolini, leggero, minerale, con una componente alcolica non elevata e un'acidità spiccata, preannunciata al naso da tipici sentori agrumati e corrisposta al palato da una sensazione tale da far quasi raggrinzire le gengive... ideale per rinfrescare e sgrassare la bocca; degustandolo il Soldati scriveva "l'Asprino profuma appena, e quasi di limone: ma, in compenso, è di una secchezza totale, sostanziale, che non si può immaginare se non lo si gusta... Che grande piccolo vino!". Si tratta di un vino in genere poco longevo, da consumarsi entro l'anno (ma non mancano versioni affinate sui lieviti che si prestano ad un modico invecchiamento in bottiglia). Ottime anche come fresco aperitivo e dal finale ammandorlato sono le versioni spumantizzate che si ottengono con il metodo Martinotti-Charmat.

 

6. L'abbinamento tradizionale è con mozzarella di bufala e prosciutto, ma non sfigura con insalate e fritture di mare, pizze, calzoni e piatti a base di pesce.

 

7. Oltre alle valide iniziative proposte dalle associazioni, Slow Food e Pro Loco locali in primis (tra cui quella di Cesa che ogni anno organizza la "Sagra del Vino Asprinio" con tanto di degustazioni e spettacoli messi in scena nelle antiche grotte scavate nel tufo), volte a promuovere e valorizzare l'alberata aversana, occorrerebbe un intervento delle Istituzioni per tutelare chi di questo suggestivo "paesaggio" ne ha cura... ossia quei viticoltori che, noti ai più per le vertiginose vendemmie sugli "scalilli", sono custodi di tradizioni ormai a rischio di scomparire, sia per gli elevati costi di gestione sia per la mancanza di un ricambio generazionale; fattori che hanno portato nel tempo al progressivo abbandono della "vite maritata" e al diffondersi di sistemi di allevamento più "comodi" e meno onerosi, come quelli a spalliera.

 
Per concludere... Ecco alcuni tra i migliori produttori in base agli assaggi fatti da me finora: Cantine Magliulo, Grotte del Sole, I Borboni, Masseria Campito.



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