domenica 27 settembre 2015

Ho trovato una vecchia bottiglia di vino! E' ancora buona?


Mi capita piuttosto spesso che mi venga chiesto se una vecchia bottiglia (ossia, con almeno un ventennio sulle spalle) ritrovata in cantina sia ancora buona o da buttare... Indipendentemente dalla bottiglia in questione, la mia risposta è sempre la seguente:

"Bisogna stapparla per capire se è ancora buona!"

 

Ok! Ma così è facile! Come si può capire se è buona o meno prima di stapparla?

 

In effetti, ci sono alcuni fattori che possono orientarci nel capire se tale bottiglia è ancora buona:

 

Un primo indizio può darcelo la tipologia del vino in questione: ci sono alcuni vini longevi, come i rossi da lungo affinamento (ad es. Barolo, Brunello di Montalcino, ecc.), ed altri vini che, invece, andrebbero bevuti giovani (ad es. Moscato, Lambrusco, ecc.).   

 

Altro orientamento ci vien dato dalle caratteristiche della cantina (o, comunque, del luogo di conservazione delle bottiglie): prime tra tutte l'umidità (che dovrebbe mantenersi intorno al 65-70%) e la temperatura (ideale se tra 11 e 15°C).  

 

Altro segno da considerare è il livello del vino in bottiglia, che si può valutare ponendo la bottiglia in posizione verticale: se questo è sceso al livello della spalla della bottiglia, probabilmente il vino sarà ossidato.

 

Nello specifico occorre poi valutare altri fattori, quali: la sottozona di produzione, i processi di vinificazione e di maturazione, e non da ultimo l'anno di raccolta delle uve.

 

Ma parliamo in termini pratici! Dopo tutte queste valutazioni... cosa ne faccio di questa bottiglia?

Chiaramente la stapperei! Sinceramente non la porterei da sola a cena a casa di amici... ma sempre in compagnia di un'altra bottiglia, in quanto permane il rischio che non sia buona, ma anche perché a tavola "né la bottiglia né l'uomo, devono essere mai soli".

 

P.S.: Un piccolo consiglio: Se la bottiglia ritrovata era in posizione verticale, sarà meglio non coricarla... altrimenti il tappo ormai secco potrebbe alterarne il contenuto.

 
Curiosità: La bottiglia in foto è quella di un Bordeaux non blasonato del 1972 che, dopo oltre 40 anni trascorsi nell'oblio di un vecchio garage, ci ha regalato allo stappo un assaggio davvero emozionante!


sabato 19 settembre 2015

Bevi troppo? Prova a capirlo con questo piccolo test



Si chiama "Audit C" ("Alcohol Use Disorders Identification Test-Consumption") ed è un questionario di sole tre domande utilizzato in ambiente sanitario per individuare un consumo di alcol rischioso per la salute e sicurezza del paziente.

 

Ecco le fatidiche domande:

 

1) Con quale frequenza consumi bevande alcoliche?

  • mai (0 punti)
  • meno di una volta / una volta al mese (1 punto)
  • 2-4 volte al mese (2 punti)
  • 2-3 volte a settimana (3 punti)
  • 4 o più volte a settimana (4 punti)

 

2) Nei giorni in cui bevi, quante bevande alcoliche consumi in media?

  • 1 o 2 (0 punti)
  • 3 o 4 (1 punto)
  • 5 o 6 (2 punti)
  • 7 o 9 (3 punti)
  • 10 o più (4 punti)

 

3) Con quale frequenza ti è capitato di bere sei o più bevande alcoliche in un'unica occasione?

  • mai (0 punti)
  • meno di una volta al mese (1 punto)
  • 1 volta al mese (2 punti)
  • 1 volta alla settimana (3 punti)
  • ogni giorno o quasi (4 punti)

 

Ok! Sommate ora i punti ottenuti con le risposte date alle suddette domande... se non bevete alcolici il vostro punteggio sarà pari a zero e non correrete alcun rischio, in caso contrario il massimo che potrete realizzare sarà 12 (in questo caso dubito che siate riusciti a leggere questo post fin qua!).

 

Ad ogni modo, un punteggio uguale o superiore a 4 per i maschi (uguale o superiore a 3 per le femmine) indica un possibile "consumo rischioso" di alcol: rischio che appare moderato se il punteggio è di 4 o 5 per i maschi (da 3 a 5 per le femmine), alto se di 6 o 7, severo se compreso tra 8 e 12.

 

Morale della favola... bere poco ma bene!

 

Per un approfondimento dell'argomento rimando al seguente link:
http://www.queri.research.va.gov/tools/alcohol-misuse/alcohol-faqs.cfm

domenica 13 settembre 2015

Mica solo rosati in Provenza... Il Bandol 2004 Château de Pibarnon

Montagnes en Provence 1886-1890 Paul Cézanne

Quando immagino la Provenza, il mio pensiero va ai suoi suggestivi paesaggi ritratti da Cézanne, al mare cristallino delle selvagge calanques e all'ampia varietà di vini rosati qui prodotti.
 
Tuttavia, oltre ai famosi rosati, questa regione della parte sud-orientale della Francia offre agli enoappassionati anche rossi di lungo affinamento, così come ce ne dà prova l'appellation di Bandol.

Foto presa dal web (Fonte: www.pibarnon.com)
 
Qualche tempo fa (era nel mese di Febbraio) ebbi occasione di assaggiare il 2004 del Château de Pibarnon... un concentrato di Mourvèdre (90%) che nasce da vigneti piantati su antichi terreni calcarei in un anfiteatro naturale a pochi passi dal mare e che matura per circa due anni in botti di rovere.


Questo nettere si presenta nel bicchiere con fitte tonalità rubino ancora vivaci e sfumature granate. Al naso quasi "brunelleggia"! Bellissimo ed elegante, incanta con sentori di spezie orientali e frutta rossa, cui si intrecciano note di viola e tabacco; susseguono cenni di grafite e mirto su un lieve sottofondo balsamico e mentolato, erbe essiccate a bicchiere vuoto. Succoso ed elegante al gusto: equilibrato, con una componente alcolica ben integrata e tannini vellutati, e dal finale leggermente e finemente amarognolo; nonostante la più che discreta struttura, presenta una grande bevibilità!

Un vino importante ma non pesante, di lungo invecchiamento e dai tratti squisitamente mediterranei!

lunedì 7 settembre 2015

No alla demonizzazione dello zucchero per fare vini!

Zucchero allo Skanderborg Festival nell'agosto 2007
Foto di Danielle dk (Fonte: Wikipedia)

Oddio!!! Usano zucchero per fare i vini!!! Che Dio ce ne scampi!!! ... Ma per favore!!!!!

Leggo un recentissimo e scandalizzato articolo su Slow Wine (leggete qui) circa l' "illecita" pratica di utilizzare zucchero durante la vinificazione... e mi vien da rileggere le riflessioni di Mario Soldati, espresse nel suo capolavoro "Vino al Vino" durante il suo enoico viaggio in provincia di Siracusa e che, a distanza di tanti anni (era l'Autunno del 1968), si rivelano sorprendentemente attuali:

"Bisogna sapere che, alla base di tutta la produzione enologica italiana, esiste una disgraziata legge della fine dell'Ottocento: legge che proibisce, sotto pene severissime, di vinificare mediante l'aggiunta di qualsiasi quantità di zucchero, e che, contemporaneamente, impone che il vino tocchi almeno i dieci gradi di alcool. Di questa legge così contraddittoria (perché l'alta gradazione di un vino dipende appunto dalla dolcezza del mosto) si lamenta a lungo Emilio De Marchi, nel romanzo Giacomo l'Idealista, che è addirittura del 1897. Infatti, molti vini della Val Padana, delle Prealpi, dell'Appennino ligure, sono squisiti senza che raggiungano i dieci gradi: specialmente quelli prodotti sul luogo e consumati sul luogo dalla gente del luogo: vini che non devono necessariamente <<viaggiare>> e che, quindi, non hanno nessun bisogno di un'alta percentuale di alcool per essere protetti da fermentazioni secondarie sgradevoli. Tanto a lungo e con tanta severità fu applicata la legge, che ancora oggi, in tutta Italia è diffusa la falsa credenza che l'aggiunta di zucchero durante la vinificazione sia nociva alla salute, e che la legge abbia, appunto, questo obbiettivo igienico: mentre l'aggiunta di zucchero è assolutamente innocua, e la legislazione francese, così meticolosa in questo campo, la permette. Lo scopo della nostra legge era ben altro: era, molto semplicemente ma non altrettanto esplicitamente, quello di aiutare i baroni viticoltori dell'Italia meridionale, e in particolar modo delle Puglie e di Sicilia, a vendere i loro mosti, provenienti dalle terre bruciate dal sole e non irrigate: ricchi cioè di zucchero, generatore di alcool.
Nacque così <<lo scongiurato meridionale>>, come lo chiama De Marchi. Nacque il famoso <<taglio>>, che tanta parte ha nella decadenza dei nostri vini e, soprattutto, delle nostre capacità di gustare il vino. Una vera rovina: sia per i vini settentrionali e centrali, che nel taglio si alteravano: sia per gli stessi vini meridionali che, fatalmente, cominciarono a essere conosciuti ai consumatori del Nord solo attraverso l'impiego che se ne faceva nel taglio, mentre vinificati sui loro posti e con uve vendemmiate non così tardi avevano tutt'altro sapore, erano tutt'altra cosa: molto più secchi, gradevoli, leggeri. La tradizione meridionale, infatti, voleva che le uve fossero raccolte non come accadde dopo la promulgazione della legge, e cioè preoccupandosi prima di tutto del raggiunto grado di dolcezza: ma vendemmiate prima, a tempo giusto, quando non sono ancora così cariche di zucchero."
 
Poi il Soldati prosegue:
"Il signor Bonvicino", anima della Casa Vinicola Arethusa, "giura che, tra qualche anno, la maledetta legge sarà abrogata. Anche noi crediamo che il primo passo per risanare la produzione vinicola italiana sarebbe proprio questo, ma, ahimè, non ne scorgiamo i sintomi annunziatori."

Se anche Voi considerate assurdo il divieto di utilizzare zucchero nella vinificazione, siete liberi di condividere questo post... Ad ogni modo, questa sera potete gustarvi un bel "metodo Classico" per la cui produzione, tra l'altro, l'utilizzo di zucchero (presente nel liquor de tirage) è "paradossalmente" ammesso dalla legge!

Prosit!

P.S.: State pur certi di una cosa: Un buon produttore non ha bisogno di alcuna legge per produrre un buon vino!

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