martedì 21 giugno 2016

Il Vino Cotto di Tiberi David



Mai sentito parlare di Vino Cotto?

 

 

 

Eppure il Vino Cotto ha origini antiche... così come testimoniato anche da autori latini, come Plinio il Vecchio e Columella, che ne descrivono le tecniche produttive, nonché la consuetudine degli imperatori romani di berlo a fine pasto. Successivamente, nel XVI secolo, a parlare di Vino Cotto è Sante Lancerio, bottigliere di papa Paolo III, che ne esalta la bontà e, un po' più tardi, Andrea Bacci, medico e filosofo nativo di Sant'Elpidio (un comune delle Marche). In tempi più recenti, Mario Soldati nel suo capolavoro Vino al Vino ci racconta che, durante uno dei sui viaggi in giro per l'Italia alla ricerca di "qualche vino", si imbatte in una bottiglia di Vino Cotto di sessanta anni!

 

 

 

La produzione di questa tipologia di vino, tipicamente marchigiana, è descritta dall'ingegner Cimìca (proprietario della bottiglia di cui sopra) nelle pagine di Mario Soldati: "Si usano tutte le uve, pregiate e non pregiate, mescolandole senza guardare per il sottile ... Si mescolano, e, prima ancora che cominci la fermentazione, si bolle questo uvaggio in una grande caldaia di rame, da cinque, sei, sette ettolitri. Si lascia bollire per circa sei ore, badando continuamente, con un'enorme "schiumarola" a ripulire il vino dalle impurità che si vengono formando e che via via risalgono alla superficie. Sei ore è il tempo normale. Ma, in ogni caso, si attende che il volume del mosto, bollendo, si sia ridotto di un terzo. Tale mosto, allora, viene chiamato "rinterzato". Lo si lascia fermentare nelle botti per dieci, quindici giorni. Un grande imbuto, ficcato nella botte, favorisce le esalazioni nocive. Prima che si possa bere, occorrono almeno sei mesi. Ma la grande particolarità del Vino Cotto consiste nella sua attitudine ad invecchiare. E' sempre buono: col tempo, sempre più buono."

 

 

 

Presa la vecchia bottiglia dalla "nicchia del sancta sanctorum", l'ingegner Cimìca la fa assaggiare al nostro Soldati, che così commenta: "Lo trovo, come vino da dessert, ottimo. Di un bel colore rosso mattone a riflessi di oro cupo, il sapore strano, affumicato e ruvido della sua moderata dolcezza corregge ed evita quella dolcezza vischiosa e a volte nauseabonda di tanti passiti o "marsalati". C'è qualcosa di affascinante, di profondamente rustico e montano, nel Vino Cotto".

 

 

 

Grazie a Emanuela Tiberi, ho avuto anch'io occasione di assaggiare una bottiglia (anno 2004) di Vino Cotto... quello prodotto dal papà ed invecchiato 10 anni: il suo preferito! Che mi ha ammaliato con i suoi sentori speziati e di frutta secca, prugna, fichi, datteri e nocciole... e con il suo gusto che ricalca quello descritto anni fa (era l'autunno del 1970) dal Soldati.

 

 

 

Sull'etichetta della bottiglia si legge "Vino cotto stravecchio marca occhio di gallo", in quanto i nonni di Emanuela dicevano che il Vino Cotto, per essere buono, deve avere il colore dell'occhio del gallo.

 

 

 

Così ancora oggi, come un tempo, sulle colline di Loro Piceno da uve Verdicchio, Trebbiano, Montepulciano e Sangiovese, coltivate su terreni argillosi a oltre quattrocento metri sul livello del mare, si ottiene un mosto che viene cotto e invecchiato in botti di legno come da tradizione centenaria tramandata da padre in figlio.

 

 

 

Azienda Agricola Tiberi David
62020 Loro Piceno (MC)
Via Vignali Bagnere, 5/A
Tel. 3472949426
email: tiberi@vinocotto.org
http://www.vinocotto.org/

 



1 commento:

  1. Ho assaggiato a fiera città di castello e presa una bottiglia...fantastico!

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Grazie per la visita.

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