sabato 17 dicembre 2016

"Alberate aversane, grotte tufacee e vino Asprinio"

Cesa, 16 Dicembre 2016

Foto presa dal web (fonte: www.masseriacampito.it)


"Ma l'incanto delle vigne, così drappeggiate a lunghi e altissimi e folti festoni da un pioppo all'altro! Immense pareti di verzura, tese verticalmente: che il sole, attraversandole, trasforma in vasti arazzi luminosi, dai meravigliosi frastagli indecifrabili. E le contorsioni, gli intrichi, i grovigli dei rami, nella loro vegetale, apparentemente immota, vitalità, nei loro complicati abbracci intorno ai fusti diritti dei pioppi, hanno qualche cosa di mostruoso ed animalesco."
Così Mario Soldati, nel suo libro "Vino al Vino", descriveva le "alberate aversane", disegnate da viti centenarie che, grazie al terreno in parte sabbioso e al loro gigantesco sviluppo, hanno saputo resistere al flagello della fillossera.



Ieri sera sono stato contento ed onorato di partecipare ad un evento svoltosi a Cesa, organizzato dalla Pro Loco (cui va il mio più sentito ringraziamento per l'invito) ed incentrato sul vino Asprinio, le grotte di tufo e le alberate aversane; ma sono stato ancor più contento della partecipazione a tale evento degli studenti dell'Istituto Alberghiero "Drengot" di Aversa, anche perché la loro presenza mi ha dato modo di spendere due parole sulla figura del sommelier e sulla sua evoluzione nella ristorazione.

In particolare, al giorno d'oggi, il sommelier non ha solo il "semplice" ruolo di addetto al servizio del vino, ma ha anche il compito di raccontarlo, di dare voce a questo nobile prodotto... l'Asprinio, poi, rispetto ad altri vini va raccontato ancor di più! Perché è un vino sostanzialmente difficile, duro, per via della sua spiccata acidità, tale da far quasi contrarre le gengive a chi lo degusta... una sensazione così intensa, in altri vini potrebbe essere considerata un difetto, ma nell'Asprinio no! In tale vino è una virtù! Già, Sante Lancerio, bottigliere di papa Paolo III Farnese, ne esalta questa caratteristica, raccontandoci di come Sua Santità era solito bere questo vino d'estate come bevanda dissetante, "per vincere i calori dell'estate e anche per purgare gli umori del corpo"; nei secoli successivi, secondo alcuni, il vino Asprinio servì in più occasioni da base per gli spumanti dei nostri cugini d'Oltralpe (colpiti da glaciazioni, prima, e dall'invasione della fillossera, poi, nella regione della Champagne), in quanto per via della sua elevata acidità ben si prestava ai processi di spumantizzazione. Ma, probabilmente, fu proprio per questa sua intensità gustativa (tale da farlo paragonare da Veronelli ai "vinhos verdes" portoghesi) che l'Asprinio non riuscì in seguito a riscuotere i favori del pubblico... considerato come un vino troppo duro e difficile da apprezzare, fu destinato alla produzione di distillati (la Buton ne ricavava il brandy "Vecchia Romagna") o, tutt'al più, ad un consumo familiare. Oggi, però, grazie alla lungimiranza di alcuni produttori, che hanno scommesso sul vitigno e sul territorio, stiamo assistendo ad una rivalutazione di questo "grande piccolo vino" così come lo definì Mario Soldati, secondo cui "non c'è bianco al mondo così assolutamente secco come l'Asprino: nessuno".

Qualche anno fa, un mio amico e professore di Medicina del Lavoro, Carmine Sbordone, grande appassionato d'arte, mi raccontò della sua esperienza come insegnante di anatomia artistica presso il Liceo Artistico di Aversa e di quando, volendo conoscere meglio la città normanna, già definita nella metà del '500 da Sante Lancerio come "città unica e buona", chiese ai suoi studenti cosa ci fosse da visitare... gli risposero "Ma professore, qui ad Aversa non c'è niente!". "Ma come!", pensò Carmine, "è mai possibile che una città con mille anni di storia non abbia nulla che meriti una visita?!?" In vero, la città di Aversa ha tantissime cose da vedere ed altrettante storie da raccontare... purtroppo quei ragazzi, non per loro colpa, magari sapevano tutto su Firenze e Pisa, tutto sulla Cappella Sistina, ma non conoscevano la loro terra... e questo è inaccettabile!
Per tale motivo, il mio plauso va al Prof. Nicola Buonocore che, coinvolgendo i suoi studenti in eventi come questo, dà loro la possibilità di immergersi nella storia, radici e tipicità di una zona ormai da troppo tempo bistrattata... Perché un domani, saranno questi giovani che, andando a lavorare a Milano, a Firenze o anche all'estero, si faranno ambasciatori del vino Asprinio e di altri prodotti tipici nostrani... saranno questi ragazzi che, presentando al tavolo una bottiglia di vino Asprinio, avranno la possibilità di descriverne le caratteristiche e di invitare i loro clienti a far visita alle grotte di tufo, alla loro città e alle magnifiche alberate che tanto colpirono il Soldati sul finire degli anni '60... orgogliosi della loro terra, unica in Italia per storia, tradizioni e paesaggio agricolo!

Che ben vengano, dunque, eventi come questo, volti a valorizzare il nostro patrimonio artistico, culturale ed enogastronomico!

Viva il vino Asprinio!


Sulla pagina facebook della Pro Loco Cesa troverete alcune foto dell'evento.


Di seguito alcuni miei post sull'argomento:















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Grazie per la visita.

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