mercoledì 4 ottobre 2017

Il Verdicchio riassunto in 7 punti


Foto presa dal web

1. Vitigno a bacca bianca dalle origini sconosciute, il Verdicchio deriva il suo nome dal colore dell’uva che, anche a completa maturazione, non perde mai le sfumature verdoline, trasmettendole poi al vino.

2. Largamente coltivato nelle Marche, dove è conosciuto da moltissimo tempo (le prime testimonianze della sua coltivazione risalgono al XVI secolo), questo vitigno difficilmente si adatta altrove.

3. Dato che recenti studi genetici ne hanno evidenziato una parentela molto stretta con il Trebbiano di Soave, si è ipotizzato che il Verdicchio sia stato introdotto nelle Marche da coloni veneti giunti alla fine del '400 per ripopolare le campagne dopo un'epidemia di peste.   

4. Troviamo questo vitigno in purezza nelle denominazioni Verdicchio dei Castelli di Jesi, Verdicchio di Matelica ed Esino Bianco.

5. Il Verdicchio presenta un grappolo di medie dimensioni dotato di una o due ali ed acini dalla buccia sottile di colore giallo verdastro. Nella zona più interna di Matelica, dove matura piuttosto lentamente, la vendemmia si svolge di solito nei primi giorni di ottobre, mentre sulle colline di Jesi la raccolta delle uve avviene negli ultimi dieci giorni di settembre.

6. Si tratta di un varietà versatile dal punto di vista enologico: dal Verdicchio, infatti, oltre ad ottimi bianchi fermi, si ottengono anche spumanti, decisamente freschi al gusto e dai profumi floreali,  e vini dolci; vinificato in acciaio dà in genere vini freschi e di pronta beva, mentre da fermentazioni in legno e vendemmie tardive si ottengono vini strutturati, longevi, e complessi al naso, dove esprimono eleganti sentori di anice e fiori bianchi, note di frutta secca e pietra focaia, mentre al gusto, si caratterizzano per la ricca sapidità e il finale piacevolmente amarognolo.

7. Negli anni ‘50 la famiglia Angelini, proprietaria della Fazi Battaglia, bandì un concorso che aveva come scopo la realizzazione di una bottiglia che avrebbe caratterizzato la commercializzazione del Verdicchio; nel 1953, l’architetto milanese Antonio Maiocchi disegnò quella che diventerà ben presto la bottiglia a forma di anfora e che ancora oggi è associata al Verdicchio; la forma ad anfora fu scelta in ricordo dei recipienti tipicamente usati dagli etruschi e anche l’etichetta riportava caratteri che ricordavano la scrittura etrusca, sottolineando la volontà di mantenere il legame di questo vino con la sua storia.


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